Newsletter Dicembre 2016

 

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Dicembre

2016

  

Consigli di Prevenzione e Protezione

È necessario proteggersi dalle radiazioni solari anche in autunno e in inverno. Solitamente siamo portati a pensare che ci si debba proteggere dal sole soltanto durante la bella stagione. Non è così.Le radiazioni solari rappresentano un rischio per tutti i soggetti esposti e per i lavoratori all’aperto anche in autunno e in inverno.

 

LUOGHI COMUNI DA SFATARE

  • In inverno le radiazioni UV non sono pericolose: in generale l’intensità delle radiazioni UV è più bassa nei mesi invernali, ma il riflesso della neve può raddoppiare l’esposizione complessiva, soprattutto ad altitudini elevate;

  • Non ci si può bruciare o arrossare in un giorno nuvoloso: nuvole leggere lasciano passare fino all’80% dei raggi UV, la foschia può addirittura aumentare l’esposizione ai raggi UV;

  • Se non si sente il calore dei raggi solari non ci si ustiona o arrossa: la scottatura è causata dalle radiazioni UV che non sono percepite perché fredde, invece l’effetto di riscaldamento è causato dai raggi infrarossi;

  • Se si fanno delle pause mentre si sta prendendo il sole non ci si ustiona: bisogna considerare l’esposizione complessiva alle radiazioni UV nell'arco della giornata;

  • Chi ha una pelle già abbronzata è protetto dal sole: una buona abbronzatura offre solo una protezione limitata – SPF 4 – quindi anche le pelli scure vanno protette.

 

Sulla base di tali considerazioni, è necessario proteggersi dai raggi solari anche in autunno e in inverno, poiché si devono considerare sia la radiazione riflessa bassa o moderata su terreno, acqua, cemento, asfalto e erba, sia la radiazione riflessa elevata su neve, ghiaccio e marmo bianco, con cielo sereno.

Inoltre, bisogna proteggersi anche quando il cielo è nuvoloso e/o c’è vento, poiché questi agenti atmosferici non difendono dai raggi UV, anche se viene ridotta la sensazione del calore del sole sulla pelle.

 

PRECAUZIONI

Si devono quindi adottare delle precauzioni per evitare danni alla pelle (eritemi, scottature, foto-invecchiamento per ispessimento degli strati superficiali della pelle e, nei casi più gravi, insorgenza di tumori), danni agli occhi (foto-cheratite e foto-congiuntivite) e danni al sistema immunitario (l’esposizione acuta e l’esposizione cronica alla radiazione UV diminuiscano la capacità del sistema immunitario di riconoscere e di reagire contro i microrganismi invadenti o contro l’insorgere di un tumore).

 

Vestiario da indossare

Abiti che coprano tutto il corpo, che non ostacolino i movimenti per i lavoratori all’aperto.

  • Cappelli a tesa larga e circolare (di almeno 8 cm), per fornire una buona protezione al capo, alle orecchie, al naso e al collo (i cappelli “da legionario” sono ottimali, mentre i berretti da baseball con visiera, largamente usati nelle lavorazioni all’esterno, non forniscono una protezione adeguata).

  • Indumenti fatti con tessuti che garantiscano una buona protezione dai raggi UV (tessuti asciutti, scuri, a trama “fitta”, fatti possibilmente di fibre acriliche).

 

Occhiali da sole

Tra le diverse tipologie di occhiali, quelle più adatte alla stagione autunnale e invernale sono quelle con lenti gialle, che creano un miglior contrasto per gli oggetti molto lontani, soprattutto in una giornata nuvolosa o nevosa, e sono adatti soprattutto per sciatori, cacciatori, marinai e piloti, e quelle con filtri polarizzati, che bloccano la luce riflessa dalle superfici d’acqua o dal manto stradale bagnato.

Sono invece sconsigliati gli occhiali con lenti sfumate, più scure nella parte alta dell’occhiale e più chiare nella parte inferiore, poiché non bloccano efficacemente i raggi che provengono dal basso.

 

Inoltre gli occhiali

  • devono essere ben aderenti al fine di non permettere il passaggio della radiazione UV da sopra o da lato delle lenti,

  • devono fornire una buona protezione dai raggi UVA e UVB: è scorretto pensare che siano sufficienti delle lenti scure, al contrario, occhiali scuri senza protezione UV possono provocare danni poiché, provocando la dilatazione della pupilla, fanno sì che l’occhio sia maggiormente esposto ai raggi,

  • devono avere la marcatura CE apposta sul prodotto in modo visibile, leggibile, indelebile ed inconfondibile (essa attesta che il prodotto risponde a tutti i requisiti essenziali di sicurezza previsti per legge), la dicitura “bloccano il 99% dei raggi ultravioletti” ed una nota informativa redatta in modo preciso, comprensibile e almeno nella lingua ufficiale dello Stato dove il prodotto viene distribuito.

 

Creme con filtri solari

Si consiglia di utilizzare anche in autunno e in inverno creme con fattore di protezione solare. Inoltre si raccomanda di:

  • controllare sull’etichetta del prodotto antisolare il fattore di protezione SPF (Sun Protection Factor) o IP (Indice di Protezione) per scegliere quello adatto al proprio fototipo;

  • usare stick a protezione totale per naso e labbra e per parti del volto maggiormente esposte a luce riflessa (i cappelli protettivi possono schermare solo da luce diretta);

  • utilizzare creme solari correttamente conservate (una volta aperte vanno consumate nell’arco di 12 mesi);

  • applicare il prodotto almeno mezzora prima dell’esposizione.

     

     

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Notizie, Indagini e Ricerche

In caso di esposizione a scarichi di motori diesel, è necessario adottare delle misure di prevenzione per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.

Il diesel è un carburante ricavato dal petrolio, dalla cui combustione nei motori a scoppio si sviluppano gas e vapori (l’anidride carbonica e il monossido di carbonio, che aumenta esponenzialmente in caso di mancanza di aria, gli ossidi di azoto e di zolfo, gli idrocarburi incombusti e non, inclusi i policiclici aromatici e le aldeidi) e il particolato (composto da polveri di carbone e polveri organiche, inclusi gli IPA condensati, metalli in tracce e diversi stati).

La combustione di 1 Kg di gasolio (1,2 litri) richiede circa 15 kg di aria, producendo più di 14 m3 di gas, di cui una parte è assolutamente pericolosa per la salute.

 

CONSEGUENZE DELL’ESPOSIZIONE

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato lo scarico dei motori diesel fra i cancerogeni di gruppo 1, quindi fra i 108 agenti a maggiore criticità per i quali esistono prove sufficienti a stabilire un nesso causale tra l’esposizione e lo sviluppo di tumori nell’uomo.

L’esposizione agli scarichi può avvenire nei luoghi in cui si vive, viaggiando o lavorando, determinando differenti problematiche:

  • di salute pubblica, connessa all’inquinamento urbano o ambientale in determinate zone e all’impiego di veicoli stradali (autobus, mezzi pesanti, navi e treni) non elettrici;

  • di natura prevalentemente occupazionale, per l’impiego di macchine operatrici, di generatori di potenza, di mezzi agricoli, di veicoli leggeri e pesanti e di motori in luoghi confinati o semi-confinati.

 

L’ESPOSIZIONE LAVORATIVA E LA SUA VALUTAZIONE 

L’esposizione potenziale agli scarichi di motori diesel riguarda diversi settori lavorativi con milioni di lavoratori potenzialmente esposti. In ogni situazione occorre censire, in primo luogo, le sorgenti costituite dai motori a diesel e verificarne l’interazione con i lavoratori secondo le loro mansioni e tempi di esposizione.

Le concentrazioni degli scarichi nel luogo di lavoro dipenderanno da diversi parametri:

  • il numero degli scarichi;

  • le dimensioni del motore e il regime di funzionamento (portata);

  • il punto di emissione;

  • il grado di confinamento dell’area di lavoro;

  • i sistemi di ricambio dell’aria (naturale o forzato);

  • in qualche caso la presenza di dispositivi individuali o collettivi di protezione.

 

INDICAZIONI PER RIDURRE L’ESPOSIZIONE AGLI SCARICHI DEI VEICOLI E DEI MOTORI DIESEL

  • Motori a basse emissioni: sostituire i motori obsoleti dove possibile; le nuove attrezzature diesel devono essere alimentate da motori a bassa emissione secondo gli standard di omologazione più avanzati.

  • Combustione a basso tenore di zolfo: il combustibile a basso tenore di zolfo estende la vita del motore, riduce le emissioni e permette ai dispositivi catalitici antinquinamento di lavorare meglio.

  • Dispositivi di post-trattamento o equivalenti: post trattamento sugli scarichi, sui filtri, sui catalizzatori di ossidazione; ambienti condizionati e cabine chiuse.

  • Lavorare solo in condizioni idonee: se la ventilazione artificiale è forzata o l’aspirazione è interrotta per qualsiasi motivo, tutte le attrezzature diesel dovrebbero essere spente.

  • Formazione/Addestramento: imparare a riconoscere i pericoli, le modalità di corretto funzionamento e di manutenzione delle apparecchiature diesel. Procedure chiare per le richieste di intervento di riparazione/manutenzione.

  • Manuali di uso e di manutenzione: osservare rigorosamente i programmi di manutenzione e le procedure di funzionamento per minimizzare le emissioni.

  • Attenzione al fumo nero: in un motore diesel è il risultato della combustione in carenza di aria. Indica che è necessaria la manutenzione.

  • No agli sprechi: tenere il motore inutilmente acceso al minimo aumenta le emissioni e i consumi, determina maggiore usura.

  • Pulizia: la manutenzione periodica del sistema di aspirazione e dei filtri è necessaria per massimizzare le prestazioni del motore. La diminuzione dell’aria aspirata comporta un aumento delle emissioni.

  • Regime di funzionamento e sovraccarico: il surriscaldamento del motore è la causa più frequente di guasti. Assicurarsi che l’olio di lubrificazione mantenga la viscosità corretta e i livelli raccomandati, che gli scambiatori di calore siano puliti e in buono stato. Un carico elevato e bassa velocità (lugging) aumenta le emissioni. Cambiare marcia per diminuire il carico del motore.

  • Sovralimentazione fai da te: l’iniezione di carburante deve essere impostata in base alle specifiche del costruttore. L’elaborazione del sistema di alimentazione per aumentare la potenza deve essere evitato. Utilizzare macchine di potenza adeguata all’attività.

     

     

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Normative e Leggi

Il personale addetto alla gestione e alla conduzione dei carri attrezzi per attività di soccorso stradale rientra nel campo di applicazione del Decreto Interministeriale 4 marzo 2013 e quindi è obbligato a frequentare il corso di formazione professionale, così come previsto dallo stesso Decreto.

Sono diversi i quesiti e le richieste di chiarimenti inviati in questi anni alla Commissione Interpelli, prevista dall’articolo 12 del D.Lgs. 81/2008, in relazione al Decreto interministeriale 4 marzo 2013 contenente i “Criteri generali di sicurezza relativi alle procedure di revisione, integrazione e apposizione della segnaletica stradale destinata alle attività lavorative che si svolgono in presenza di traffico veicolare”.

 

In un recente interpello pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro si riporta il quesito, seguito da relativa risposta, che è stato avanzato dalla Confederazione CNA riguardo alla possibilità che il personale addetto ai carri attrezzi, in attività di soccorso stradale, sia esonerato dal frequentare il corso di formazione professionale.

 

La Commissione interpelli ricorda innanzitutto che il Decreto Interministeriale è un decreto attuativo del D.Lgs. 81/2008, con riferimento a quanto indicato dall’articolo 161, comma 2-bis e, in seguito, fa alcune premesse normative.

A tal proposito ricorda che al punto 2 del “Disciplinare tecnico relativo agli schemi segnaletici, differenziati per categoria di strada, da adottare per il segnalamento temporaneo”, approvato con Decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 10 luglio 2002, si indica in particolare che ‘sulle strade possono presentarsi anomalie, quali cantieri, incidenti, ostruzioni, degrado, etc., che costituiscono un pericolo per gli utenti’ e che ‘per salvaguardare la loro sicurezza e quella di chi opera sulla strada o nelle sue immediate vicinanze, mantenendo comunque una adeguata fluidità della circolazione, il segnalamento temporaneo deve: informare gli utenti; guidarli; convincerli a tenere un comportamento adeguato ad una situazione non abituale’.

 

L’interpello cita poi l’articolo 3 del Decreto del 4 marzo 2013, che fa riferimento anche all’articolo 2 relativo alle procedure di apposizione della segnaletica stradale. Vi è scritto che “i datori di lavoro del gestore delle infrastrutture e delle imprese esecutrici e affidatarie, ferme restando le previsioni del d.lgs. n. 81/2008, assicurano che ciascun lavoratore riceva una informazione, formazione e addestramento specifici relativamente alle procedure di cui all’articolo 2”. Inoltre, “la durata, i contenuti minimi e le modalità della formazione di cui al comma 1 sono individuati nell’Allegato II”, che contiene lo “Schema di corsi di formazione per preposti e lavoratori, addetti alle attività di pianificazione, controllo e apposizione della segnaletica stradale destinata alle attività lavorative che si svolgano in presenza di traffico veicolare”.

 

Dopo queste premesse, secondo la Commissione “l’attività di soccorso stradale rientra a pieno titolo tra le attività lavorative che si svolgono in presenza di traffico veicolare di cui al Decreto interministeriale 4 marzo 2013, anche alla luce dell’esplicito richiamo alle situazioni incidentali all’interno del campo di applicazione del Decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 10 luglio 2002”.

Pertanto, a giudizio della Commissione, “i lavoratori che svolgono attività di soccorso stradale con apposizione di segnaletica temporanea nei casi previsti dal Decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 10 luglio 2002 rientrano nel campo di applicazione del Decreto Interministeriale 4 marzo 2013”.

 

 

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